STORIE

Il Senato abolisce l’IVA sulle armi

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di Greta Cassanelli

Dopo poco più di una settimana dalla decisione di aumentare le spese militari al 2% del PIL, il governo continua indisturbato la sua escalation bellicista.

Due giorni fa, nel silenzio mediatico, in Senato veniva approvato il testo che prevede l’abolizione dell’Iva su beni e servizi militari.

L’ennesimo provvedimento a favore dell’industria bellica e un insulto verso tutti quei cittadini (noi) ai quali da anni viene chiesto di fare sacrifici per fronteggiare la crisi. Una crisi che magicamente sparisce quando si tratta di spendere miliardi non per ristrutturare scuole e ospedali, ma per accellerare la corsa agli armamenti.

Il decreto, approvato alla quasi unanimità da Pd, Lega, Fi, Fdi con la sola astensione di M5S, prevede l ‘esenzione dall’Iva e dalle accise a favore di chi fornisce beni e servizi militari a un Paese membro dell’Unione Europea coinvolto in uno “sforzo di difesa” .

Un provvedimento che non ha pari e che di fatto rende le armi “beni essenziali”, addirittura più essenziali del pane.

E se sembra un modo di dire, putroppo non lo è.

La legge italiana prevede un’applicazione dell’IVA che va dal 4 al 22% a seconda delle caratteristiche del bene venduto. Generalmente per i beni di prima necessità si applica l’aliquota più bassa, ovvero il 4%.

Questo vuol dire che beni di prima necessità come pane, latte e pasta sono tassati al 4%!

Le armi allo 0%.

Per non parlare poi di quei beni che lo Stato considera ancora sono superflui, se non addirittura di lusso. Come gli assorbenti, fino a pochi mesi fa tassati al 22% e oggi abbassati al 10%. Uno sconto fatto passare come massima concessione sostenibile dalle casse dello Stato.

Ma non possiamo certo lamentarci, al posto dei tampax possiamo sempre usare una pallottola!

Non è la prima volta che la proposta di abolire l’Iva sulle armi viene avanzata da politici europei.

Ci aveva provato Ursula von Der Leyen lo scorso Novembre: «Potremmo prendere in considerazione l’esenzione dall’Iva per l’acquisto di materiale di difesa sviluppato e prodotto in Europa», aveva detto.

Le sue parole però non hanno avuto la stessa fortuna che hanno avuto pochi giorni fa a Palazzo Madama, e la Sinistra Europea ha lanciato una campagna per bloccare l’iniziativa: «La proposta di finanziare con le nostre tasse, attraverso l’abbattimento dell’Iva, il commercio delle armi, è una proposta semplicemente criminale. Se i soldi gettati via con quella riduzione dell’Iva, venissero usati per lavori utili come il riassetto idrogeologico del territorio, avremo molti posti di lavoro in più che non nell’industria delle armi».

Oggi, solo pochi mesi dopo, quella proposta semplicemente criminale ha trovato un terreno fertile dove mettere radici: l’Italia.


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